domenica 12 febbraio 2017

MASSONI ANONIMI




Nelle sfere delle alte iniziazioni, si crede che un uomo il quale, pur non essendo massone dichiarato, condivida ed appoggi anche inconsapevolmente i principi della massoneria, possa definirsi un “massone senza grembiule”. Una sorta di applicazione del detto evangelico: “chi non è contro di noi è con noi (Mc 9,40). Albert Pike, 33° del Rito Scozzese, «satanista di Boston, incallito praticante della magia nera»[1], affermò infatti: «Si incontrano molti massoni che non si sono mai sottoposti all’iniziazione». 
Massoni anonimi, “senza grembiule” vengono dunque considerati quanti, pur non essendosi sottoposti a nessun rito di affiliazione ad una loggia, condividono comunque le derivazioni dei noti principi laicisti di libertà, uguaglianza, fratellanza, propugnati ai quattro venti dalla rivoluzione del 1789, che rappresentano i cardini della nostra mentalità comune.
Massoni senza iniziazione siamo quindi tutti noi, in possesso di convinzioni in varia misura emancipate, filantropiche, cosmopolite. Noi moderni, di destra e di sinistra, conservatori e progressisti, che proclamiamo comunque la solidarietà, la tolleranza religiosa, il rispetto della personalità umana, la libertà di coscienza, etc., stimolati ad accogliere uomini di ogni credenza, nazionalità, tradizione, di ogni razza, qualunque siano le loro opinioni politiche e religiose, purché liberi e di buoni costumi.
La massoneria difatti si pone al di sopra di tutte le religioni e di tutte le chiese, accogliendole al suo interno, senza distinzioni. Essa così intende esercitare una sorta di unificazione degli uomini, qualunque concezione particolare essi abbiano sulle problematiche religiose, sociali, politiche. Questo perché tale consorteria dichiara di aver sempre accolto al suo interno: «indistintamente monarchici e repubblicani, conservatori e progressisti, cristiani ed ebrei. Vi troviamo infatti patrioti come Giuseppe Mazzini, il quale nel 1868 ebbe l’aumento di luce del 33° grado scozzese da parte del Supremo Consiglio di Palermo, e Giuseppe Garibaldi, che fu iniziato a Montevideo nel 1844»[2].
Come dicevamo, all’interno di questo panteon ideologico e religioso, senza mura, ci troviamo anche noi, impregnati fino alle midolla di ideali laicisti. Chi infatti sarebbe propenso ad un ritorno agli ideali pre-risorgimentali, alla Chiesa gerarchica, al potere temporale dei Papi, all’intransigenza religiosa? Chi darebbe ancora ragione a Papa Pio IX, al suo desueto non expedit …, ossia non conviene ai credenti prestare la loro partecipazione alle attività politiche del Regno d’Italia?
Questo santo Pontefice, che venne esautorato con la forza dal potere temporale, era tuttavia ben consapevole che se il governo dello Stato fosse stato affidato ad istituzioni puramente laiche, sarebbe crollato su di sé, perché internamente instabile e corrotto. Senza il riferimento timoroso a Dio ed il rispetto dei suoi precetti, la morale difatti non possiede fondamenti certi ed inviolabili, ed anche l’etica diviene relativa. Pio IX era quindi profondamente convinto della necessità del potere temporale del Pontefice, perché la Chiesa potesse esercitare in modo autonomo l’azione di redenzione universale attribuitole da Cristo. Egli difese fino all'ultimo il diritto di governare effettivamente un proprio regno, come legittimo Re. Ma gli eventi seguirono un andamento assai diverso.
La storia è nota. Il 20 settembre 1870, nell’equinozio d’autunno, data cara alle officine massoniche, l’ufficiale Giacomo Segre, oggi sepolto nella zona ebraica del cimitero di Chieri Torinese, diede l’ordine di far fuoco contro Porta Pia, incappando così nella scomunica che Pio IX aveva proclamato contro chi avesse ardito esplodere il primo colpo contro le mura pontificie. Essendo ebreo, la scomunica non poteva coglierlo più di tanto. Gli ufficiali cattolici, per quanto divenuti anticlericali, non se la sentirono di sparare per primi. Semmai, qualcuno di essi portava in tasca gelosamente crocifissi e rosari regalatigli dalla mamma o dalla nonna.
Scrivendo sulla “Questione Romana”, Gramsci spiegò: «Porta Pia non fu che un episodio meschino, militarmente e politicamente. Militarmente non fu che una grottesca scaramuccia … Porta Pia rassomiglia, in piccolo, a Vittorio Veneto. Porta Pia fu la piccola, facile vittoria dell’aggressore enormemente superiore all’avversario inerme, come Vittorio Veneto fu la facile vittoria contro un avversario che militarmente non esisteva più. Porta Pia fu semplicemente l’ultimo episodio della costruzione, violenta ed artificiale, del Regno d’Italia. Tutto il resto è chincaglieria retorica. Le belle frasi Terza Roma sono completamente vuote di senso».

Molti anni sono trascorsi da quella fatidica data, che segnò la conferma di tutte le scomuniche rivolte ai fondatori dell’attuale stato laico, liberale, emancipato. Ma i tempi sono molto cambiati da allora, al punto che la Chiesa di oggi ha dimostrato di aver cambiato radicalmente posizione, circa il principio laicista dell’etica sociale fondata su una morale comune, non necessariamente legata alla religione cattolica.
Il 27 ottobre 1986, Giovanni Paolo II convocò ad Assisi i rappresentanti delle maggiori religioni del mondo. Tutti i partecipanti pregarono il loro Dio, a favore della pace, secondo le formule specifiche della loro religione, senza disprezzare e senza voler predominare sulle altre, in un atteggiamento di profondo rispetto delle reciproche diversità. Questa stessa regola, come accennavamo in precedenza, è proclamata all’interno delle logge massoniche, nelle quali: «Ciascuno è libero di portare all’interno del lavoro massonico le sue convinzioni religiose, così come ciascun rappresentante religioso ha portato le sue convinzioni all’incontro di Assisi»[3].
La nostra Chiesa sembra quindi inspiegabilmente convergere sul principio esposto nella cosiddetta “bibbia” della massoneria, Morals end Dogma, scritta dal sopra citato 33°, Albert Pike. Il quale affermò che nelle officine massoniche: «il Cristiano, l’Ebreo, il Mussulmano, il Buddista, il seguace di Confucio e Zoroastro possono unirsi come fratelli e accomunarsi nella preghiera al solo Dio che è al di sopra di tutti gli dei»[4]. Chiesa e Massoneria, a tutti gli effetti, oggi: «esprimono stessi concetti, stessa sollecitudine, stessi obiettivi: la tolleranza nel rispetto reciproco motivato dalla condivisione di finalità universalmente condivisibili»[5].

In questo clima di dichiarata pace e fratellanza universale, che intenderebbe abbracciare tutti gli uomini, restano tuttavia esclusi quanti si riallacciano alla Chiesa di sempre. Quella oggi considerata “antica” e quindi superata. Tuttavia, chiara nelle sue posizioni, nelle sue condanne, nelle sue scomuniche, essendo governata da Pontefici che non hanno temuto la censura delle piazze, né da vivi, né da morti. Si pensi allo stesso Pio IX, il cui corteo funebre, che di notte trasferiva le sue spoglie da San Pietro a San Lorenzo fuori le mura (1881), venne assalito da massoni al grido di: «Al fiume il papa porco».
Ma i toni accesi di allora, oggi si sono mitigati. Così che la Chiesa di Pio IX e quella attuale, sembrano essere due entità diverse, addirittura inconciliabilmente contrapposte nei loro proclami, nella loro prassi, nella liturgia e nella lingua. Il Papa del Sillabus, del dogma dell’Immacolata Concezione e dell’infallibilità papale, sembra difatti essere estraneo, se non proprio nemico, della Chiesa d’oggi, più di quanto lo fossero i nemici di un tempo, oggi per molti versi confluiti in Essa, attraverso inavvertite fenditure, che inevitabilmente hanno consentito un abbattimento delle antiche mura ed una occupazione anche spirituale della Roma felix.
Il mondo, avendo allentato il legame con le Intelligenze separate che lo governano, ed avendo di conseguenza ridotto al minimo le sue protezioni spirituali, è sempre più pericolosamente esposto ad un processo di decadimento e di autodistruzione indotto dall’azione delle potenze avverse. I cristiani praticanti, legati alle forme classiche di pietà ed alla sacra Liturgia, sono sempre più perseguitati, spesso emarginati all’interno delle loro stesse comunità. Chi non si adegua agli aggiornamenti ecclesiali, resta fuori di fatto, segnato con il marchio del tradizionalismo, che tuttavia rappresenta il segno vivente della gloria divina che agisce come il sale evangelico nella storia umana.
Questo è successo ai Frati di Frigento, i più agguerriti avversari della Massoneria, molto angariati dalle autorità del Vaticano, per il loro attaccamento alle forme liturgiche preconciliari, che tanto fastidio producono negli avversari. Questo succede a quanti si pongono legittimi interrogativi verso l’attuale Pastorale che per molti aspetti sembra far confluire, fino a confondere Chiesa e mondo.
Signoreggiano invece all’interno della comunità ecclesiale proprio quei cristiani divenuti, inconsapevolmente, massoni “senza grembiulino”. I quali procedono senza ripensamenti verso la definizione della nuova chiesa, allontanandosi per forza di cose da quella dei loro padri: assolutista, inflessibile, chiusa alle esigenze del mondo. Proprio quella Chiesa che ha generato gloriosi santi e fondatori. Come don Bosco, fervente antimassonico, zelante consigliere, collaboratore e difensore dell’ultimo Papa Re, oggi, da questo punto di vista, reputato retrogrado e sorpassato dagli stessi Salesiani.
Certo, dicevamo, quelli erano altri tempi. Ma questo basta a spiegare le strane convergenze della Santa Romana Chiesa con la Massoneria universale? Consorteria che, dal 1738 fino al 1960, tutti i Pontefici, evidentemente non senza ragione, indicavano e trattavano come acerrima nemica. Oggi tuttavia inspiegabilmente sparita dalle cronache ecclesiali e non. Proprio come se non esistesse.





[1] P. Haining, Maghi e magia, Ed. Mediterranee, Roma 1977, p. 61.
[2] W. Anceschi, La Massoneria iniziatica, Ed. Rebis, Viareggio 2002, p. 80.
[3] M. Biglino, Chiesa Romana Cattolica e Massoneria, realmente così diverse?, Collegno 2009, p. 38.
[4] A. Pike, Morals end Dogma, Ed. Bastogi, Foggia, 1986, III, p. 153.
[5] M. Biglino, ib.