sabato 15 agosto 2015

La “terra piatta”




Un argomento del tutto infondato, tuttavia ancora utilizzato dai detrattori della filosofia tomista, fondata sulla validità del cosiddetto senso comune, riguardo l’indagine naturale, è che a considerare la realtà così come appare si incorrerebbe nell’errore dei medievali, i quali, poveretti, credevano che la terra fosse piatta. Per tale ragione, si deve seguire Galilei e la sua scienza, fondata sull’invito a far violenza ai sensi, per dare spazio alla ragione matematica ed al metodo induttivo.
Il Sole quindi deve essere fermo, anche se appare in movimento, la Terra invece deve in movimento, anche se appare ferma, se non vogliamo credere che il nostro pianeta sia piatto. Se dalle Scritture traspare il contrario dobbiamo tener presente che queste, le Sacre Scritture, sono scritte in modo tale da adattarsi al popolo rozzo. Quindi queste, le Sacre Scritture, non sono affidabili per quanto riguarda le dispute naturali, spiegava Galilei nelle sue Lettere Copernicane, negando la loro inerranza.
La favola della Terra piatta dimostra la forza di un pregiudizio creato ad arte da personaggi ben quotati e ben inseriti nelle dinamiche oscure del mondo, il quale nonostante tutto si è formato e radicato nel corso degli anni, ad ulteriore detrimento della metafisica scolastica. Questo, al fine di celebrare la liberazione dall’ignoranza e dalla superstizione religiosa, nelle quali sarebbe caduto l’uomo nei lunghi secoli oscuri del Medioevo. In questi Mille anni di totale oscurità, una Chiesa reazionaria e spietata avrebbe detenuto il potere sull’uomo, manipolando le sue paure, in ordine alle punizioni e vendette divine conseguenti alle trasgressioni della morale e dei dogmi, sulle quali Essa gestiva la sua nefasta autorità. Ma, ovviamente, le cose non stanno così, come la propaganda massonico-progressista vorrebbe fare invece intendere.
Di terra tonda parla già il beato, terziario francescano, Raimondo Lullo (1233-1315), che aveva elaborato una teoria della terra sferica basata sul fenomeno del flusso e del riflusso delle acque marine. Egli affermava che: “Gli occhi nostri vedono il flusso ed il riflusso delle acque, perché l’arco che forma l’acqua come corpo sferico è naturale che abbia altri confini opposti su cui poggiare, perché altrimenti non potrebbe sostenersi. Per conseguenza, così come in questa parte appoggia sul nostro continente, che vediamo e conosciamo, nella parte opposta di ponente appoggia sull’altro continente che non vediamo e non conosciamo fino ad oggi; però per mezzo della vera filosofia , che riconosce ed osserva mediante i sensi la sfericità dell’acqua e il conseguente flusso e riflusso … si inferisce che nella parte occidentale esiste un continente nel quale l’acqua mossa va a urtare così come rispettivamente urta nella nostra parte orientale” (R. Lullo, Quodlibeta, Q. 154, T. IV).
Ancora prima di Lullo, Cicerone, nel Sogno di Scipione, parla di pianeti sferici e rotondi, fra i quali la terra “come inghirlandata e circondata da alcune zone”. Se consideriamo inoltre non solo il Timeo di Platone, ma il De Cielo di Aristotele, risulta evidente che le sfere omocentriche, che circondavano la terra nell’immagine della cosmologia greca, e poi in quella di Tolomeo, non potevano ruotare intorno ad una terra piatta, bensì attorno ad un luogo centrale altrettanto sferico.
Durante il Millennio medievale, al quale si vorrebbe ricondurre tale assurdità, era credenza comune il credere la terra ferma, così come appare ai sensi, grazie ai quali si giunge alla conoscenza della realtà. A parte Lattanzio, nato verso il 250, che peraltro si interessava di apologetica cristiana, che nel De divinis institutionibus, III, 24, parlava in modo puerile della forma della terra, come riferisce Copernico nella Prefazione al suo De revolutionibus, la sfericità della Terra era un argomento assodato per tutti i più qualificati pensatori medievali: S. Agostino, Beda il venerabile, S. Tommaso, il francescano Ruggero Bacone. Dante stesso concepiva gironi e sfere in rapporto all’argomento assodato della terra sferica. Per non dire poi degli antiaristotelici del XIV secolo, come Nicola Oresme e Giovanni Buridano, i quali proposero il movimento di una Terra sferica e non piatta intorno al Sole. Nessuno di essi credeva nella fandonia della terra piatta, avendo in uso già allora della facoltà della ragione.
Eppure questo pregiudizio a carico del periodo medievale è alquanto diffuso. E non sono stati gli illuministi a diffonderlo, come verrebbe naturale credere. Infatti: “nessuno dei grandi razionalisti anticlericali del diciottesimo secolo – Condillac, Condorcet, Diderot, Gibbon, Hume o il nostro Beljamon Franclin – accusarono gli scolastici di credere nella terra piatta” (T. Bethell, Le balle di Newton, Rubettino Editore, 2007, p. 214). I pur autorevoli nemici della verità e promotori di questa grande bugia, usano accreditarla alle dispute che Cristoforo Colombo avrebbe sostenuto con i frati “bigotti”. Questi ultimi, secondo i raccontatori di fandonie, nella loro ignoranza ed ottusità, avrebbero creduto niente di meno che le caravelle sarebbero cadute dalla terra, in un “giù” imprecisato, una volta superato il limite terrestre. Il merito di Colombo sarebbe stato quindi quello di dimostrare, in base alle sue conoscenze fondate su carte geografiche e mappamondi in suo possesso, in seguito alla sua scoperta, che la Terra era tonda (cfr. U. Eco, L’Espresso, 17.1.93, p. 162).
Uno di questi inaffidabili travisatori della verità, fu Andrew Dickson White (1832-1918) senatore dello stato di New York, il quale nel suo libro, “History of the Warfare”, scrisse che: “Molti audaci navigatori, del tutto pronti ad affrontare pirati e tempeste, tremavano al pensiero di sprofondare con la loro nave nelle voragini dell’inferno che una diffusa credenza poneva nell’Atlantico ad una distanza sconosciuta dall’Europa. Questo terrore dei marinai rappresentò uno dei maggiori ostacoli al grande viaggio di Colombo”.
Un altro pseudo divulgatore, il metodista John William Draper (1811-1882), chimico e polemista anticlericale, utilizzò questa frottola per rivolgere la solita calunnia contro la Chiesa Cattolica, la quale sarebbe stata sempre contraria nel tempo al progresso della scienza ed all’evoluzione della società civile. Draper pensò quindi di inventarsi che: “Gli scritti degli astronomi e dei filosofi maomettani avevano fatto circolare la teoria della terra sferica, ma come previsto, in Europa venne accolta con sfavore dai teologi”. Non contento, addirittura aggiunge l’incredibile inaccettabile falsità che: “Le tradizioni e ragioni politiche impedirono al governo papale di ammettere che la terra avesse una forma diversa da quella piatta, come rivelato dalle Scritture (sic!)”, come se la Parola di Dio sostenesse effettivamente una tale assurdità, che dimostrerebbe peraltro, in tale circostanza, la sua inattendibilità in proposito di dispute naturali, come avrebbe voluto Galilei.
Furono dunque autorevoli ed “illuminati” americani del XIX secolo a mettere in circolo tale inconcepibile insinuazione, a discapito della Chiesa, del suo Magistero e della sua Sapienza ispirata dallo Spirito Santo. Essi, sostenuti da una propaganda complice, la fecero risuonare in tutti gli ambiti culturali mondiali, fin nella “nuova” Italia, da poco costituitasi a spese, non solo economiche, della Chiesa Romana, vanamente difesa nei suoi diritti dai suoi più illustri esponenti, Pio IX in particolare.
Queste voci infondate e calunniose sembrano essersi sollevate quasi in risposta al Sillabo, che questo Papa incaricò di elaborare ad una commissione, a salvaguardia degli errori e della mentalità che i gruppi liberali ed anticlericali diffondevano a tutti i livelli, senza alcun tipo di scrupoli. Tali voci estranee alla verità, deliberatamente ignoravano che proprio il Cristianesimo in ogni tempo valutò e valuta benignamente la facoltà della ragione umana, favorendo l’attività indagatrice e speculatrice dell’uomo, come riconosce anche uno fra gli storici più quotati: “La rivoluzione razionale del pensiero si manifestò nell’Epoca della ragione solo perché era stata preparata da una lunga tradizione medievale, che aveva considerato l’uso della ragione come una delle attività umane più importanti” (E. Grant, Le origini medievali della scienza moderna, Einaudi, Torino 2001).
Una pungente critica ad A. D. White, è stata sollevata da Umberto Eco (in, Segni e sogni della terra, De Agostini, Novara 2001, pp. 17-18), il quale scrive: “Non può nascondersi il fatto che Agostino, Alberto Magno, Tommaso sapessero benissimo che la terra era tonda. Tuttavia (A. D. White) dice che per sostenerlo hanno dovuto lottare contro il pensiero teologico dominante. Ma il pensiero teologico dominante era rappresentato proprio da Agostino, Alberto e Tommaso, i quali dunque non avevano dovuto lottare contro nessuno! … Come poteva infatti ignorare la sfericità della Terra un’epoca che studiava le sfere armillari”. Scrive ancora Eco: “il pensiero laico ottocentesco, irritato dal fatto che la Chiesa non avesse accettato l’ipotesi eliocentrica, ha attribuito a tutto il pensiero cristiano (patristico e scolastico) l’idea che la terra fosse piatta. L’idea si è rafforzata nel sorso della lotta sostenuta dai difensori dell’ipotesi darwiniana contro ogni forma di fondamentalismo”.
Siamo dunque giunti al nocciolo dell’intera questione, sollevata come reazione alla condanna del modello eliocentrico da parte della Chiesa Cattolica, senza tener conto delle sue ragioni. Le quali non sono certe quelle ad essa attribuite dalla parte favorevole all’ipotesi eliocentrica, divenuta nel tempo una sorta di dogma scientifico. La Chiesa in realtà conosceva l’interpretazione del modello eliocentrico presentata da Bruno, attraverso la quale si interpretano i pianeti come sedi e personificazione di spiriti immateriali in grado di interagire con gli uomini, se opportunamente sollecitati. Più dell’aspetto scientifico, era questo contenuto magico ed allusivo a preoccupare i Pastori della Chiesa. I suoi risvolti irrazionali paradossalmente coperti dall’aspetto razionale-scientifico relativo alla posizione ed al movimento dei pianeti.
La Chiesa fedele al metodo ed alle conclusioni della filosofia Scolastica, ancorata alla logica inflessibile della non contraddizione dell’essere, sosteneva l’attendibilità della conoscenza sensibile, anche al di là delle apparenze. Questo principio assicura che effettivamente le cose naturali sono così come appaiono, senza alcun pericolo di incorrere in conclusioni erronee o fantasiose, come invece si vorrebbe far credere. Il dato più evidente a tutti gli uomini, in tutti i tempi, esclusi quelli che stiamo vivendo, nel quale si è imposto il predominio della ragione astratta e matematica rispetto alla ragione logica deduttiva inerente al reale, è il movimento dei corpi celesti e la quiete della Terra.
Questa è la verità che scaturisce dal “senso comune”, sulla quale la conoscenza può procedere senza errori o contraddizioni. L’oggetto o il fenomeno percepiti rimangono immutabili, variano le loro interpretazioni nel tempo. Ma se queste corrispondono fedelmente ai fenomeni dai quali scaturiscono, esse stesse rimangono immutabili perché colgono l’essenza della verità naturale. Su questo principio sul quale si fonda il tomismo, tanto raccomandato dal Papa Leone XIII, nell’Enciclica Aeterni Patris, 4/8/1879, perché questo sistema filosofico è stabilmente sviluppato “sulle intime ragioni delle cose”. Ed è alla luce di questo sistema e del valore attribuito al senso comune, che l’idea del movimento della Terra e della quiete del Sole risulta contraddittoria perché opposta al dato sensibile percepito dai sensi, i quali non si ingannano in quello che tutti gli uomini vedono, unanimemente, da sempre.