domenica 9 novembre 2014

ELIOCENTRISMO E SOVVERSIONE





A Padova risedette Nicolò Copernico nell’ottobre del 1501, per iscriversi alla facoltà di medicina, salvo poi conseguire il dottorato in diritto canonico il 31 maggio del 1503. Come richiamati da un’arcana ed unica missione di portata dirompente, nella stessa città giunsero, nel 1592, Giordano Bruno e Tommaso Campanella. Quest’ultimo vi restò più di un anno, ed ebbe modo di conoscere personalmente Galileo Galilei e la sua interpretazione della teoria eliocentrica, mettendo a fuoco il nucleo della sua concezione politico-religiosa circa l’unificazione di tutti i popoli e di tutte le religioni, alla luce di una monarchia cristiana universale diretta da un “papa” adeguato, cioè non esclusivamente cattolico.
I due fautori della causa eliocentrica, intesa soprattutto da un punto magico e rivoluzionario, Bruno e Campanella, ripresero l’opera iniziata dall’ambiguo filosofo-sacerdote Marsilio Ficino, il quale introdusse sottobanco nella dottrina cristiana il germe della misteriosofia egizia a sfondo magico-sessuale, al fine di propiziare l’avvento di una nuova era, associata al lancio di una nuova religiosità universale nella quale il cristianesimo e la magia naturale potessero integrarsi reciprocamente.
I due frati eretici interpretarono quindi la teoria eliocentrica appena abbozzata da Copernico come il grandioso annuncio celeste dell’avvento del nuovo clima politico-religioso universale, alla luce di un cristianesimo riformato. In molte lettere, Campanella riferisce su questa possibilità, indicandola come la “discesa del sole” sulla terra[1]. Discesa, ovviamente non astronomica, bensì spirituale e magica. Questi due personaggi assai simili, costituiscono due anelli fondamentali nella ripresa del neopaganesimo e del ritorno in ambito sociale e religioso della cultura egiziana, cioè la regressione da Cristo ad Heros, ancora in atto ai nostri giorni.
Campanella, nato in terra calabra, ove, non dimentichiamolo, Pitagora fondò la sua scuola iniziatica propagatrice delle conoscenze recondite coltivate dai sacerdoti-maghi dell’antico Egitto, manifestò ben presto una spiccata indole sovversiva. Egli si scagliò a più riprese ed aizzò gran parte del popolo contro il dominio spagnolo e clericale vigente nel sud Italia, per cercare di realizzare l’immaginaria città pitagorico-solare, della quale egli stesso si proclamava sacerdote e profeta. Ma dopo l’ultimo misero fallimento di questa impresa contro i “clerico-spagnoli”, avvenuto nell’estate del 1599, venne catturato e condotto nel carcere di Napoli ove, dopo aver subito un ulteriore processo per eresia e pratiche demoniche, rimase fino al 1626. In questo ampio lasso di tempo, ebbe modo di comporre le sue opere principali.
Campanella trascorse così la maggior parte della sua vita nei carceri dell’Inquisizione, nei quali ebbe modo di studiare, di scrivere, di fare proseliti, di influenzare la politica europea a favore della vagheggiata “discesa del sole”. Questa sua continua attività di proselitismo, svolta nei famigerati carceri dell’Inquisizione, indica che questi non erano poi così terribili, come in genere vengono descritti nelle caricature tipiche della vulgata moderna, essendo forse persino più gradevoli di certi monasteri o conventi ove le Regole dei rispettivi Fondatori venivano applicate sine glossa, alla luce della religiosità rivitalizzata dalla controriforma tridentina ad imitazione della vita di Cristo casto, povero e penitente.
A differenza di Bruno, il frate calabrese seppe mitigare e dissimulare nel corso del tempo l’estremismo rivoluzionario del suo carattere espresso nelle sue prime opere, rivolgendosi infine anche alle istituzioni e le autorità contro le quali aveva indirizzato la lotta di una vita. Così, dopo una lunga serie di fallimenti, nel 1634, rifugiatosi in Francia per sfuggire alle ulteriori condanne dell’Inquisizione, Campanella trovò accoglienza ed onori da parte di Luigi XIII e del cardinale Richelieu. Quando nel settembre del 1638 nacque il futuro Luigi XIV, il cosiddetto re Sole, compose una lunga egloga in latino in suo onore, individuando nel neonato il realizzatore delle sue idee politiche e religiose, nonché della città mondiale, la città mondiale del Sole.
 Nel 1689, allo stesso re Sole venne misteriosamente offerta la possibilità di consacrare al Sacro Cuore di Gesù la Francia, come per preservarla dalle sanguinose sovversioni che le sette segrete stavano producendo nel mondo. L’impero di Cristo Re sul mondo e sulle nazioni a partire dalla Francia non venne riconosciuto. Cento anni dopo, il 17 giugno 1789, sullo stesso suolo prese avvio la persecuzione contro la Chiesa e l’ordine sociale sottoposto all’autorità divina, come legittimata dai regimi che drammaticamente si imposero nel corso del tempo, per realizzare l’unico regno sottoposto al nuovo ordine mondiale.

La nota utopia campanelliana riproponeva l’antico sogno di una società basata sulla comunione dei beni, sull’abolizione della proprietà privata, sull’amore libero, sulla selezione della razza e via dicendo in sostituzione a quella fondata sulla disciplina e sulla morale cattolica. Questi argomenti tipici della metafisica solare, sono riconducibili peraltro ad un vecchio trattato attribuito ad un sofista greco, denominato “anonimo di Giamblico” e titolato significativamente, Lo stato del Sole. Tale trattato prometteva la realizzazione di uno stato: «senza padroni, e senza servi, senza ricchi e senza poveri … Le masse cui egli aveva fatto appello risposero con entusiasmo e l’intero regno di Pergamo, ribattezzato dagli insorti “La Città del Sole”, per oltre due anni fu nelle mani degli schiavi»[2]. Alla luce di tali promesse, scoppiò la rivolta degli schiavi contro il potere di Roma che dilagò dalla città di Pergamo, nella seconda metà del II secolo a. C, per poi diffondersi in tutte le sponde del Mediterraneo, prima di essere soffocato a fatica dalle truppe imperiali.
La città immaginaria enfatizzata dal frate calabrese nel tardo rinascimento riuscì a far presa in molte coscienze e si delineò come una meta da perseguire nel tempo attraverso l’opera di autorevoli suoi fautori, in rapporto con i potenti di turno, non disgiunta dalla trasmissione sotterranea all’interno delle aristocrazie europee di tutti i riflessi magici in essa contenuta che ne garantivano l’efficacia, rendendone possibile l’attuazione attraverso “legami” e “sigilli” occulti.
L’opera campanelliana si rispecchiava sottotraccia anche nei manifesti rosacrociani che comparvero in diverse città europee nel 1614, come a dimostrazione che l’opera di rovesciamento dello stato e della religione vigente, sotto la veste di una fraternità e pace universali, era iniziata con l’avvento dell’era eliocentrica.
Dalle oscurità delle carceri in cui era relegato, questo frate proclamava ai potenti la realizzazione di uno stato moderno universale governato da un solo reggitore, nel quale avrebbero dovuto fondersi tutti i caratteri di duce temporale e spirituale. Questo non solo attraverso scritti, ma anche mediante rituali di antica magia, reperiti negli scritti e nei manuali ermetici che circolavano in gran numero nelle corti europee, nonostante il ferreo controllo dell’Inquisizione e la reazione della Controriforma.
Del resto, il Sole-sovrano della Civitas Solis è al tempo stesso re, sacerdote e mago secondo la figura di Ermete Trismegisto, citato da Copernico a garanzia della dottrina eliocentrica, alla luce del quale la magia popolana e pittoresca del Medioevo acquisiva parvenze di autorevolezza e potere agli occhi dei deboli di fede. Il linguaggio oscuro ed i simboli kabalistici della magia di Bruno conferivano all’ermetismo il fascino necessario per far presa sull’immaginario comune, reso quindi disponibile ad aperture verso quelle dimensioni incognite severamente interdette dalle linee pastorali ridefinite e rimarcate dal Concilio di Trento.
Come già accennato, pur di giungere al suo obiettivo sovversivo dell’ordine vigente, nello scritto Monarchia di Spagna, pubblicato nel 1620, Campanella indicò il suo antico avversario, la Spagna, come nazione-capo del regno mondiale ed individuò nel Papa la sua guida spirituale. Ma non riuscendo a far presa sulla corte spagnola, rifugiatosi poi in Francia, negli ultimi anni della sua vita pose tutta la sua fiducia nel re francese.
In un’altra opera, Monarchia Messiae egli rende espliciti i suoi progetti rivoluzionari, profetizzando ancora la realizzazione della monarchia mondiale universale: «attraverso la quale il papa sarebbe diventato il capo sia spirituale che temporale del mondo intero, tutte le religioni si sarebbero convertite in una e si sarebbe costituita una unità religiosa e politica mondiale»[3]. Tale proclama diverrà il progetto di tutte le sette segrete che miravano a stabilire attraverso il papato la distruzione stessa della vera Chiesa Romana attraverso una riforma della dottrina e delle linee ecclesiologiche tradizionali, sulla falsa riga di un protestantesimo moderato.
In effetti, la rivoluzione politico-eliocentrica, la “discesa del sole”, messa in atto da Campanella attraverso i suoi scritti e la sua instancabile propaganda, anticipava e trasmetteva i codici del progetto sincretistico di unificazione delle religioni e degli stati sotto un unico governo che diventeranno il cavallo di battaglia dell’illuminismo e del laicismo contemporaneo. Sulle linee di questo obiettivo infatti, presero avvio i protocolli segreti attraverso i quali circoli, accademie e logge di vario genere avrebbero operato l’attacco alla morale ed all’ordine sociale fino allora imposti e garantiti dall’autorità papale, a favore di un’apparente democrazia.
Il frate calabrese, nonostante condanne, fughe, processi per eresie e pratiche magiche, restava pur sempre un rappresentante di Santa Romana Chiesa, non avendo abbandonato l’abito domenicano, al contrario di Bruno. Il papa stesso, Urbano VIII, attirato dalla sua fama, ricorse a lui nel 1628 per scacciare quelli che riteneva influssi maligni. E questa sorte di esorcismo venne effettuata non attraverso preghiere e pratiche religiose, evidentemente ritenute inefficaci, ma mediante la “via diretta” di rituali magici: bruciature d’erbe, accensione di torce a modello dei pianeti e dello zodiaco, uso di piante e colori connessi ai pianeti, liquori distillati astrologicamente, come dichiara lo stesso frate in un’appendice degli Astrologica (Lione 1629)[4].
La pur momentanea apertura del Papa verso un personaggio così controverso ed equivoco è emblematica e dimostra come l’attacco alla Chiesa si stesse insidiando nel suo stesso interno, propiziato dai suoi esponenti più ambigui, come il Ficino, Bruno, Campanella, il gesuita Athanasius Kircher, ecc. Appellandosi all’autorità di Ermete Trismegisto e di Pitagora, venivano insinuati da questi esponenti nella sacra Dottrina i germi della contraddizione che avrebbe scardinato i cardini della società civile cristiana. Da allora, il clima politico divenne infatti sempre più anticlericale, spiccando in turbolenza contro l’autorità costituita per diritto divino. Il laicismo, non il laicato, prendeva piede nella mentalità comune, sotto la spinta degli ideali illuministici coltivati in quelle accademie che mal digerivano il concetto divino di autorità ed il dogmatismo proprio della religione rivelata.
L’odio anticristiano e la crociata anticlericale iniziata a livello magico ed ideologico prese infatti piede anche dal punto di vista politico. La discesa del sole era ormai alle porte, pronta a manifestarsi nella rivoluzione francese, sanguinoso evento dal quale il “massonicesimo” si sarebbe imposto in tutta Europa e nel mondo, insieme al suo fine più o meno palese di distruggere la Chiesa Romana, per ricostruirla su altre base, secondo il motto alchemico del “solve et coagula”.
Non per caso, nei documenti segreti dei Carbonari, traspare il proposito espresso da Campanella nel De monarchia ed in altri scritti, molti dei quali peraltro ancora non pubblicati. Ossia quello di “giungere con piccoli mezzi ben graduati, benché mai definiti, al trionfo dell’idea rivoluzionaria per mezzo del Papa … il lavoro a cui ci accingiamo – spiega l’Istruzione della cosiddetta Alta Vendita – non è l’opera di un giorno, né di un mese, né di un anno”.
Il documento segreto prosegue indicando il fine supremo della lotta: “quello che dobbiamo aspettare come gli ebrei aspettano il Messia, è un Papa secondo i nostri bisogni … con questo solo noi andremo più sicuramente all’assalto della Chiesa, che non con gli opuscoletti dei nostri fratelli di Francia e con l’oro stesso dell’Inghilterra … noi abbiamo il dito mignolo del successore di Pietro ingaggiato nel complotto, e questo dito mignolo val per questa crociata tutti gli Urbani II e tutti i S. Bernardi della Cristianità” (in, R. de Mattei, Pio IX e la Rivoluzione italiana, Cantagalli, Siena 2012, pp. 24-25).
L’attacco alla Chiesa prevedeva dunque la corruzione del Soglio Supremo in vista dell’“abominio della desolazione”, inteso come tentativo di sovvertire il cristianesimo attraverso il suo Capo Supremo, il rappresentante di Cristo in terra. In effetti, le mura esterne del regno terreno del Papa, caddero il 20 settembre 1870. Data carica di contenuti esoterici. Abbiamo riferito che tale data rappresenta un significativo anniversario della caduta del Tempio di Gerusalemme, avvenuta nel 70 d. C., ad opera delle truppe di Tito. Infatti, 1800 anni dopo, in occasione dell’equinozio d’autunno, data cara alle schiere massoniche, caddero le mura di Porta Pia, segnando in modo occulto con il marchio fatidico, il seicentosessantasei, quella che fu la Roma felix. Infatti, 1800, escludendo gli zeri, non è altro che 18, tre volte sei.
Aspetti cabalistici a parte, l’arduo tentativo di ricostruzione della Chiesa su basi estranee alla Tradizione Apostolica, e di porre sul Seggio Petrino un “Papa” secondo i bisogni delle sette segrete, sembra riallacciarsi al fatidico 1960. Anno nel quale la sempre Vergine Maria apparsa a Fatima indicò ai pastorelli di diffondere il terribile terzo/quarto, segreto, come a salvaguardia di un ulteriore dramma prossimo a svolgersi in tutte le sue conseguenze più oscure. Senza tuttavia omettere di assicurare che: “Alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà”, come a suggello dell’evangelica divina sentenza “Portae inferi non prevalebunt” (Mt 16,18).






[1] F. Yates, Giordano Bruno e la tradizione ermetica, Laterza, Roma-Bari, 1995, p. 395.
[2] A. Donini,  Breve storia delle religioni, Newton Compton editori, Roma 1991, p. 174.
[3] F. Yates, cit., p. 416.
[4] Yates, ib., p. 405.